Il valore del tempo nella crescita: sei più Geppetto o Fata?

Garrone nel suo film “Pinocchio” propone una sceneggiatura piuttosto fedele all’originale di Collodi del 1881.

Geppetto dice: “se fai come me, tra due o tre giorni già puoi camminare da solo” e lo vuole mandare subito a scuola.  Rivedo in lui molti genitori che ho incontrato, che hanno troppa fretta di fare in modo che il figlio “funzioni”, che pensano gli basti sapere come si fa per fare (sottovalutando le implicazioni emotive nell’apprendimento), che pretendono capisca e faccia immediatamente le cose giuste, dimenticando il senso dell’adolescenza. Etimologicamente, infatti, l’adolescente è “colui che sta crescendo” mentre l’adulto, dal participio passato dello stesso verbo, è “colui che è cresciuto”.

La Fata invece sa che per crescere ci vuole tempo, infatti con lei vive la Lumaca. La pazienza della Fata Turchina deriva dalla consapevolezza che la crescita è un percorso fatto di apprendimenti graduali, e quindi anche di sbagli, cadute, e talvolta bugie. Ma quanto può essere difficile accettare che il proprio figlio sia bocciato? (notiamo anche il forte senso negativo della parola italiana stessa, che è tipo un sinonimo di “fatto fuori”). Come mai diversi genitori leggono la bocciatura come un fallimento personale, la “perdita” di un anno, e non riescono a cogliere l’opportunità di apprendimento che molto spesso può rappresentare? Perché troppo spesso si sentono di dover intervenire cambiando scuola al figlio per evitargli il problema? Quando Pinocchio, inseguito dal Gatto e dalla Volpe, bussa alla porta della Fata, lei non lo aiuta, lo lascia solo, a vivere le conseguenze delle sue scelte ed azioni. E quando il burattino mente gli cresce il naso, ovvero la fatina fa in modo che Pinocchio “senta” le conseguenze delle sue bugie perché impari così a non dirne più.

In questo mondo frenetico si corre il rischio di dimenticare il valore del tempo: Pinocchio impara che non potrà avere soldi nell’immediato sotterrando alcune monete nel Campo dei Miracoli, ma dovrà lavorare e sudarseli un po’ per volta.

Una mamma una volta, sorridendo, mi disse “glielo riporto così me lo riaggiusta!”. È questo che a volte, istintivamente, si vorrebbe per i figli: che riaggiustarli fosse rapido, semplice e indolore, come sostituire due gambe di legno bruciate. Desiderate per lor invece che diventino dei “bambini veri”, responsabili ed abili di muoversi e di imparare.

Lo sviluppo di capacità (di analisi, di sintesi, di studio, di pianificazione, di relazione, etc.) richiede di avere una visione più a lungo termine, di lavorare per i risultati di domani. E se si accetta che ci voglia tempo per rafforzare un’abilità fisica (come la coordinazione dei movimenti, la precisione del tiro, la potenza muscolare), si dovrebbe a maggior ragione concedere tempo al figlio per rafforzare un’abilità cognitiva o emotiva.

Si impara facendo, sbagliando, capendo cosa nel processo non ha funzionato e cosa si debba fare di diverso la prossima volta. Imparate dalle start-up!

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